Che ux sei?

Talvolta ho pensato di aver commesso un errore nel definirmi UX Designer, ma in quei momenti ho sempre riletto attentamente quello che scrive Steve Mulder nel suo libro:

[…] it is sgnificant easier to design for them instead of design for yourself. I use ‘desgin’ here in the broadeste sence – every devision you make about the Web site should be guided by what you know about user.

e ho pensato che dovevo prendermi un po’ meno sul serio e impegnarmi sempre più nel far comprendere quanto sia importante il nostro lavoro.

Noi siamo quelli che professiamo la necessità di rendere semplice e comprensibile la comunicazione, ma negli ultimi anni abbiamo prodotto un tale potpourri di titoli tale da aggravare la comprensione del nostro lavoro tanto che spesso le persone esclamano: “ah, il tuo è un lavoro è veramente di nicchia… come sei fortunato!”. Ma il nostro lavoro non è di nicchia o almeno non lo dovrebbe essere.

Il tema è caldo tanto che non mancano le visioni radicali di chi come Aron Weyenberg sostiene che non esistano gli UX Designer perchè non è possibile progettare l’esperienza di un utente, mentre  Zurb nel suo manifesto scrive:

We believe organization have made a huge mistake. They branded a fuzzy rore – ‘user experience design’ in the hope of plugging holes with individuals”.

Per questo penso che dovremmo tutti prenderci un po’ meno sul serio, provare a sorridere del purpurry di titoli coniati nel campo della UX e coalizzarci sempre più per migliorare la comunicazione tra noi e verso i nostri utenti/clienti.

2 commenti, scrivimi

  1. chiaracielo

    In tutto questo marasma di titoli, ho fatto decisamente ad identificare il mio! Dopo un po’ di anni sono arrivata alla conclusione che “da grande” voglio fare la UX Architect (cosa che ho la fortuna di fare già con un title leggermente diverso).

    Al di là di questo, credo che il problema non sia la definizione in quanto tale… ma tutte quelle volte che sono utilizzate a sproposito le letterine UX in un title o in un annuncio!

    D’accordo per la coalizzazione 😉 (purché sia tra chi hanno fatto qualcosa in più che leggere un libro di Nielsen per appiccicare le famose letterine al proprio CV)!

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  2. mAt

    Non sono un UX-nulla, se non un UX-curioso. Diciamo che ciò che non conosco in linea di massima mi interessa, quindi anche l’UX-universo mi attrae.

    Però effettivamente c’è un problema. Io mi occupo di web da ormai molti anni, e fino al 2010 ho seguito abbastanza da vicino blog, forum etc.. che parlavano di usabilità, per poi mollare la presa causa altri impegni.

    Oggi, a tre anni di distanza, mi trovo a spulciare la nomenclatura degli UX-lavoratori e scopro che alla fin fine, non si parla di nulla di diverso se non di usabilità. Allo stesso tempo continuo a notare che pochissime aziende hanno chiaro il concetto non solo di usabilità, ma di tutte le fasi che concorrono a costruirla.

    Mi viene quindi il dubbio che si stiano inventando nuovi nomi perché nessuno è ancora riuscito a comunicare un concetto e una modalità di progettazione nuova.

    Nel frattempo è quasi impossibile progettare un sito web assieme ad una azienda italiana media senza partire e finire con la grafica: la cara vecchia grafica che per gli utenti finali e i committenti del web è ancora tutto, e per i siti che funzionano invece è ormai diventata niente (non me ne vogliano i grafici, lo so che fare una grafica pulita è un mestiere molto più difficile di quanto si pensi).

    Comunque, sempre che la mia impressione non sia sbagliata, secondo me se ne uscirà solo col tempo, quando ci sarà una cultura del web più consolidata e capillare.

    All’inizio del ’900 probabilmente gli psicanalisti facevano la stessa fatica a spiegare alla gente di cosa si occupassero. Oggi la psicanalisi è praticamente il prezzemolo dei talk show. Chiaramente questo non significa che tutti conoscono la psicanalisi, ma che c’è una certa capacità di intuire di cosa si tratta da parte della gente.

    La stessa cosa avverrà per l’usabilità del web, ma avverrà lentamente, come ogni processo culturale. Attraverso prove e nomenclature, finché dichiararsi esperti di usabilità web sarà sufficiente a comunicare qual è il proprio mestiere.

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